domenica 17 gennaio 2016

L'ASCESA DI HITLER AL POTERE E L'IDEOLOGIA NAZISTA


 
LA GERMANIA DEL PRIMO DOPOGUERRA DALLA REPUBBLICA DI WEIMAR ALL'AVVENTO DI HITLER
Nell’immediato dopoguerra in Germania, dopo l’abdicazione del kaiser Guglielmo II, venne proclamata la repubblica e il governo fu affidato provvisoriamente al leader socialdemocratico Friedrich Ebert, che s’impegnò a indire le elezioni di un’Assemblea Costituente. La situazione però era molto confusa ed agitata da fermenti rivoluzionari che vennero raccolti dalla Lega di Spartaco, associazione d’ispirazione comunista guidata da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Nei primi mesi del 1919 le tensioni si trasformarono in un vero e proprio tentativo d’insurrezione, che venne stroncato con la forza dall’esercito e dai Freikorps, sorta di bande paramilitari che rapirono e uccisero i leader spartachisti.
Stroncato nel sangue questo tentativo, si tennero le elezioni che diedero la maggioranza ai social democratici, i quali assunsero con Ebert la guida della Repubblica di Weimar, ma governarono d’intesa con le forze cattoliche del Zentrum.
Le condizioni poste alla Germania dal trattato di Versailles si rivelarono ben presto insostenibili, ingenerando nei tedeschi un sentimento di rivalsa che favorì due tentativi (falliti) di colpo di stato detti putsch (Kapp nel 1920 e Hitler nel 1923). Nel 1922 la Germania non riuscì a pagare la rata dei debiti di guerra e la Francia occupò militarmente le aree industriali della Ruhr e della Saar. La reazione degli operai tedeschi fu lo sciopero con la conseguente gravissima inflazione del 1923.(foto)
La stabilità politica fu ritrovata con il governo del liberale Streseman sul finire del 1923, grazie soprattutto al piano di aiuti americani (piano Dawes) che favorì il rilancio produttivo del paese, anche diluendo in tempi più lunghi i pagamenti alla Francia dei gravosissimi debiti di guerra decisi a Versailles.
 

 
Con la crisi di Wall Street del 1929 ed il ritiro dei capitali americani investiti, la Germania ripiombò nella recessione economica. In questa situazione la popolazione fu spinta a sostenere il movimento estremistico di Adolf Hitler, che aveva fondato il partito nazionalsocialista, la cui ideologia si basava sui capisaldi della superiorità razziale tedesca, del complotto mondiale ebraico e della necessità di ampliare lo spazio vitale della Germania.
In particolare la dottrina del complotto mondiale antitedesco forniva una spiegazione semplificata delle difficoltà affrontate dalla popolazione in quella fase storica e suggeriva nella rivincita militare la soluzione dei problemi.
Alla crisi economica si aggiunse, agli inizi del 1930, la crisi politica dovuta alla frammentazione del quadro politico e alla crisi dei partiti, che determinò l’ingovernabilità del paese e il ricorso ad una serie di successive consultazioni elettorali; i cittadini furono chiamati a votare per il Parlamento ben 5 volte dal 1928 al 1933.
Dopo la quarta elezione, tenutasi nel Novembre del 1932, il presidente Hindenburg affidò a Hitler l’incarico di formare il nuovo governo (30 gennaio 1933). Il suo partito aveva raggiunto un consenso che sfiorava ormai il 40% dei voti.
Non soddisfatto Hitler nella primavera del 1933, dopo un misterioso attentato in cui bruciò la sede del Parlamento (incendio del Reichstag, 27 febbraio) sciolse il Parlamento, riconvocò il corpo elettorale ed ottenne la maggioranza assoluta dei seggi, con il conseguente conferimento di pieni poteri, anche legislativi. Rapidamente la Germania si trasformava in un regime totalitario.
Nel corso del primo anno furono sciolti o messi fuorilegge tutti i partiti tranne quello nazista; fu istituita la polizia politica (Gestapo) con compiti di schedatura, controllo e repressione degli avversari politici; nella notte dei lunghi coltelli (30 GIUGNO 1934) furono regolati nel sangue i conti con le Sturm Abteilungen , milizie che furono sostituite con le più fedeli Schutz Staffeln, le tristemente famose SS. Nell’agosto del 1934 moriva il presidente Hindenburg e Hitler assumeva per sé la carica vacante, proclamandosi Fuhrer del Terzo Reich.
LO STATO TOTALITARIO IN GERMANIA
Fin dall’ascesa al potere di Hitler, nel 1933, iniziarono le persecuzioni naziste degli ebrei, che vennero regolamentate con le Leggi di Norimberga nel 1935, secondo le quali agli ebrei era vietato occupare impieghi pubblici ed esercitare libere professioni, conservare la cittadinanza tedesca e il possesso dei relativi documenti, possedere proprietà immobiliari, sposarsi con ariani. Erano inoltre costretti a subire la sterilizzazione. Particolare attenzione i nazisti rivolsero all’aspetto culturale, nel senso della propaganda e dell’ indottrinamento, in cui si distinse il famigerato ministro Joseph Goebbels, fedele ad Hitler fino all’ultimo giorno di vita. La cultura tradizionale era considerata contaminata dagli ebrei e quindi disprezzata fino al rogo dei libri, mentre i testi scolastici furono riscritti in gran fretta.
L’arte astratta e delle avanguardie era considerata arte degenerata e come tale disprezzata e vietata. Molti intellettuali e scienziati abbandonarono precipitosamente il paese per sottrarsi alla condanna e alla censura nazista (due su tutti: Einstein e Freud).
Ciò nonostante Hitler godeva del largo appoggio dei ceti imprenditoriali, che favorì con lo scioglimento dei sindacati e il rilancio dell’industria bellica. Notevole fu anche l’impegno nazista nella realizzazione di opere pubbliche, che dovevano celebrare la grandezza del Reich. In questo campo si distinse l’architetto Albert Speer, che tra gli altri progetti realizzò lo Stadio Olimpico di Berlino dove si tennero i giochi nel 1936.
Ma negli anni ’30 Hitler dedicò i maggiori sforzi al riarmo dell’esercito, reintroducendo la coscrizione obbligatoria. La Germania uscì infine dalla Società delle Nazioni ed iniziò a progettare l’annessione dei territori con popolazione di lingua tedesca, dalla Renania all’Austria, ai Sudeti, a Danzica. Un progetto che precipiterà gradualmente ma irrefrenabilmente l’intera Europa nel secondo conflitto mondiale.
 
ATTIVITA'
Hitler era affetto da un disturbo narcisistico della personalità (narcisismo maligno). In che cosa consiste? 
 


2 commenti:

  1. Hitler viveva di angoscia e di sospetto. Lui manifestava difese maniacali, aveva un sé grandioso ed eccessivo e un io autosvalutante allo stesso tempo.
    Inoltre proiettava le sue colpe all’esterno, pensando che gli altri erano i "cattivi". Lui era sempre alla continua ricerca di trovare ed inventarsi dei nemici all’interno del suo regime. Secondo vari studiosi queste persone con gravi disturbi di personalità non sono in grado di entrare in contatto con un aiuto terapeutico . Inoltre la possibilità di guarigione di un soggetto come lui è davvero minima.

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  2. I testi di psicologia la chiamano "sindrome di narcisismo maligno". Consta di un disturbo narcisistico di personalità con venature di comportamento antisociale, disprezzo per gli altri, aggressività e sadismo egosintonico (ovvero con cui il paziente si trova benone), che possono esprimersi in una ideologia consapevole di auto-affermazione aggressiva. Il narcisismo maligno di Hitler lo si può ritrovare nella sua manifestazione più tipica, nel contesto sociale della Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Il narcisismo maligno è presente in generale in ogni forma di discriminazione razziale. Hitler sviluppò questo narcisismo perché aveva un deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui, egli era un uomo che portava dentro di sé un grande odio che si portò fino alla morte nonostante la conquista di varie nazioni.

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Prof.ssa Angelica Piscitello