mercoledì 20 gennaio 2016

IL DECADENTISMO

 
Il termine nasce originariamente in Francia, con intenti polemici, per designare un gruppo di poeti e di letterati che non si riconoscevano nella linea poetica dominante nella seconda metà dell’Ottocento, e cioè il Naturalismo zoliano. Tali autori – principalmente Charles Baudelaire, Paul Verlaine, Arthur Rimbaud – proponevano una strada alternativa all’osservazione scientifica della realtà sociale propugnata da Zola e, raccolti attorno alla rivista «Le Décadent», pubblicano, nel 1884, una raccolta significativamente intitolata I poeti maledetti, in esplicita polemica con il pubblico borghese del tempo e con i suoi gusti estetici. L’incipit di una celeberrima poesia di Verlaine recita: “Io sono l’Impero alla fine della decadenza”.
Cardine della poetica decadente è l’idea che la realtà non è qualcosa di conoscibile e di razionalizzabile, bensì qualcosa di sfuggente, ambiguo, misterioso. Per Baudelaire “è un tempio la Natura ove viventi / pilastri a volte confuse parole / mandano fuori; la attraversa l’uomo / tra foreste di simboli dagli occhi / familiari”. Dunque la conoscenza di tale realtà è attingibile solo per via intuitiva e simbolica (nel 1885 sarà fondata la rivista «Le Symboliste», e con il Simbolismo confinerà il Decadentismo), non per via descrittiva e non in modo razionalistico. Il poeta sarà quindi un “veggente” (Rimbaud) e i suoi comportamenti entreranno in diretta polemica con il perbenismo borghese: dal maledettismo del ‘padre’ Baudelaire al dandysmo di Oscar Wilde o all’estetismo di Gabriele D’Annunzio.
Sul piano storico-politico il Decadentismo coincide con un'epoca caratterizzata da gravi tensioni e forti squilibri internazionali che avranno come tragico sbocco la prima guerra mondiale. Il forte sviluppo industriale, se da un lato accentua lo scontro tra capitalisti e proletari, sempre più coscienti del loro peso sociale e dei loro diritti, dall'altro impone l'esigenza di cercare nuovi mercati. Questa esigenza trova una risposta nell'espansione coloniale da parte delle grandi potenze europee in altri continenti che scatena pericolosi imperialismi. Proprio in questo periodo nasce il mito razzista della superiorità e della missione civilizzatrice della razza bianca e della sua cultura. Tutti questi fattori mettono in grave crisi i grandi ideali dell'Ottocento di uguaglianza, di libertà individuale e nazionale, di affermazione dei diritti naturali dell'uomo. Nascono nuovi miti: il diritto alla violenza, il successo personale, economico e sociale, la superiorità della razza bianca. Questa crisi generale influenza profondamente anche la vita culturale. Gli intellettuali si sentono estranei alla loro epoca dominata da interessi di carattere economico e materialista, ne avvertono la «decadenza» e prospettano nuovi atteggiamenti spirituali. Nasce così un nuovo modo di concepire l'arte e la letteratura che prende appunto  il nome di Decadentismo. I caratteri fondamentali del Decadentismo sono:
  •  mancanza di fiducia nella ragione e nella scienza: solo l'intuizione e la pura sensibilità possono aiutarci a penetrare nei misteri profondi della vita;
  • isolamento rispetto alla società circostante: si perde la fiducia nella possibilità della letteratura di incidere nelle grandi trasformazioni sociali e politiche della nuova epoca;
  • esaltazione della propria individualità, del proprio  “io”;
  • senso di crisi, di morte, di angoscia e di solitudine.
L'esigenza di esprimere queste nuove concezioni determina un profondo cambiamento nelle forme letterarie, specialmente in quelle della poesia. La poesia è per i decadenti la sola possibile intuizione della realtà e il poeta è considerato come "vate", cioè come colui che fra tutti gli uomini è in grado di cogliere il significato nascosto della realtà. Di qui le parole poetiche non hanno peso, diventano musica e i versi, svincolati da ogni regola metrica, diventano rapidi, carichi di significato e di simbologie. In Italia gli autori più rappresentativi del Decadentismo sono i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio. Tuttavia i temi decadenti sono riconoscibili nelle opere di due altre grandi personalità letterarie, gli scrittori Italo Svevo e Luigi Pirandello.
 
Approfondisci cliccando il link:
 
 
ATTIVITA'
Quali sono i principali temi trattati nella letteratura decadente?

4 commenti:

  1. Il decadentismo è un termine utilizzato per la prima volta in Francia da un gruppo di autori. In Italia si svilupperà come termine attorno a 2 poeti: D'Annunzio e Pascoli, e 2 pensatori: Svevo e Pirandello. La morte è uno dei temi più presenti oltre al tema dell'amore.

    RispondiElimina
  2. I temi trattati nella letteratura decadente sono principalmente: la crisi dell’uomo moderno; la confusione tra l’arte e la vita, che conduce al vivere inimitabile; il senso di solitudine; l’ angoscia esistenziale, che è un'angoscia amara, perché non è sorreta da nessuna fede; il senso del mistero che ci avvolge; la ricerca dell’ignoto...

    RispondiElimina
  3. I temi principali trattati nella letteratura decadente sono: la rottura con la tradizione; la donna fatale; la teoria dell’incomunicabilità di Pirandello; la crisi dell'Io; la perlustrazione della realtà, la morte, l’amore...

    RispondiElimina
  4. I temi più importanti che vengono trattati nella letteratura decadente sono: l’ammirazione per le epoche di decadenza; la perversione e la crudeltà; Ia malattia; la morte; il vitalismo; il superuomo d’annunziano; il rifiuto aristocratico della normalità; il male di vivere, che porta gli autori a diventare pessimisti; la crisi dell’uomo moderno; l’inettitudine, in cui l’uomo è incapace di ribellarsi alla natura cattiva. Gli scrittori decadenti utilizzano il Simbolismo per comunicare i propri stati d’animo.

    RispondiElimina

Poiché ho creato questo BLOG per i miei alunni, quindi per fini strettamente didattici, invito i visitatori a non postare commenti, non ne autorizzerei la pubblicazione. GRAZIE!
Prof.ssa Angelica Piscitello